venerdì 17 luglio 2015

SCANDALOSI LEGAMI - SEDICESIMA PUNTATA

*Attenzione!* Per gli argomenti trattati, questo racconto è riservato ad un pubblico adulto.

Erano seduti in cucina, davanti a una tazza di tè fumante, quando udirono la porta d’ingresso sbattere e Viola apparve trafelata, gli occhi arrossati di pianto. Andrea scattò in piedi e le rivolse un’occhiata preoccupata.
     – Dove diavolo sei stata? – tuonò, passandosi le dita tra i capelli. Diana comprese che quello era il suo modo di esprimere l’ansia, l’agitazione. Che Mr. Perfezione avesse dei punti deboli come tutti i comuni mortali? Quel pensiero la fece sorridere.
     – Calmati, Andrea – lo rabbonì, alzandosi a sua volta. – Viola mi sembra piuttosto scossa. Cosa ti è successo, tesoro? Vuoi dircelo?
     Le si avvicinò piano, con cautela, e lei le indirizzò uno sguardo diffidente. – Professoressa Ricci, cosa ci fa qui? – La sua testolina bionda scattò in direzione del padre. – L’hai chiamata tu?
     Andrea fece per risponderle, ma Diana lo bloccò in tempo sollevando una mano. – Tuo padre era molto preoccupato per te, Viola – le disse in tono pacato. Una cosa che aveva imparato lavorando con gli adolescenti era che alzare la voce non serviva. Si otteneva molto di più se si cercava di capirli, ascoltandoli.
     Infatti, Viola parve ritrovare la calma. Si mordicchiò piano il labbro, spostando il peso da un piede all’altro. – Non avrebbe dovuto chiamarla. Insomma, non è successo nulla. Sono solo stufa di essere trattata come una ragazzina e la sua presenza qui non aiuta. Se mio padre è preoccupato, potrebbe provare a parlare con me, invece di telefonare ai miei insegnanti. Non ho bisogno di una baby-sitter.
     Diana le indirizzò un sorriso rassicurante. Viola non aveva tutti i torti. Andrea avrebbe potuto sforzarsi un po’ di più e instaurare con lei un dialogo. Ma gli uomini a volte erano delle frane e lui non faceva eccezione. – Lungi da me farti da baby-sitter! Credimi, è già complicato essere la tua insegnante di italiano.
     Buttarla sul ridere fu un bene. Viola si rilassò ulteriormente e le indirizzò una smorfia divertita. – Mi spiace che mio padre l’abbia fatta venire fino a qui. Non è che poi si vendicherà su di me, con un’interrogazione su Dante, vero?
     Diana rise piano. – Mmm… perché no? Potrebbe essere un’idea.
     – Ehi, che ne dici di invitare la professoressa a cena? Visto che l’abbiamo scomodata, facciamoci perdonare – Diana apprezzò il goffo tentativo di Sartori di mettere una pezza sul guaio che aveva combinato, ma Viola non sembrò essere dello stesso parere. Si irrigidì all’istante.
     – Tu l’hai scomodata – lo corresse puntandogli contro un dito accusatore. – E comunque io non ho fame.



     Viola uscì dalla cucina a passo spedito e andò a chiudersi in camera sua. Sentirono la chiave girare nella serratura, come se la ragazza intendesse chiudere il mondo fuori. Sentì Andrea imprecare sottovoce e gli lanciò un’occhiataccia. – Dovresti sforzarti di parlare un po’ di più con lei – lo rimproverò.
     Lui inarcò un sopracciglio. – E come? Hai visto anche tu che non mi ascolta.
     – Forse perché invece di ascoltarla ti comporti da prevaricatore. Non ci sai proprio fare con gli adolescenti, vero?
     – Be’, è per questo che ho chiesto a te di venire, giusto?
     Diana alzò gli occhi al cielo. Andrea Sartori era una testa dura. Ma lei sapeva essere ancora più testarda di lui, all’occorrenza. – Io sono solo la sua insegnante. Non posso sostituire sua madre e neppure suo padre. Dovete risolverla tra voi.
     Andrea imprecò di nuovo, scagliando un pugno contro la parete. Sussultò per il dolore, ma poi parve calmarsi. – Secondo te che cos’ha? Non credo che sia solo arrabbiata perché ho criticato il suo modo di vestirsi. Mi è sembrata… infelice. Molto infelice.
     Diana sospirò. – E se fosse innamorata? Ci hai pensato? Alla sua età capita di prendersi cotte impossibili per qualcuno di irraggiungibile. O magari ha semplicemente litigato col suo ragazzo.
     – Cazzo, no! – Andrea la guardò allarmato. – Ha solo diciotto anni.
     Le scappò un sorrisino. – Tu quanti anni avevi quando hai messo incinta sua madre?
     Si rese conto troppo tardi di aver detto la cosa sbagliata. Vide Andrea impallidire di colpo. – Non sarà incinta, vero? Dio mio, dimmi di no! Se scopro che qualcuno si è portato a letto mia figlia, io…
     Diana si schiarì la voce. – Non era questo che intendevo. Viola è una brava ragazza. Non l’ho mai vista pomiciare con un compagno nel cortile della scuola o…
     – Dio, non dirlo manco per scherzo!
     – Però non ci sarebbe niente di male se fosse innamorata, no? Succede a tutti, prima o poi.
     Andrea prese nuovamente a pugni la parete, negli occhi una luce pericolosa. – Non a mia figlia. Detesto l’idea che si rovini la vita come è successo a sua madre. Non potrei sopportarlo.
     Diana avrebbe voluto fargli notare che la madre di Viola non si era rovinata proprio niente. Era semplicemente scomparsa, fregandosene di quella povera ragazza e pensando solo alla propria carriera di modella. Ma non lo fece. Si limitò a una scrollata di spalle. – Bene, si è fatto tardi. È meglio che vada.
     – Non andartene – Andrea la bloccò, imprigionandola contro il muro. – Resta con me stanotte. Ho bisogno di te.



     – Non posso, lo sai.
     – Cosa devo fare con te? Supplicarti?
     – Non servirebbe.
     Gli occhi di Andrea erano pozze ardenti. Diana percepiva la sua collera, profonda e strisciante, ma non poteva farci nulla. Stavolta era intenzionata a non cedere. Inaspettatamente lui le passò una mano intorno alla vita e avvicinò la testa alla sua. – Ti prego – le disse con una voce calda e roca. – Ne ho un bisogno disperato.
     Dio mio, provava lo stesso bisogno anche lei. Strinse i pugni, conficcandosi le unghie nei palmi per mantenere il controllo sulle proprie, stupide pulsioni. Ma lui agì in maniera scorretta: allargò le mani sulle sue natiche, facendola aderire contro il proprio pene già turgido. Sarebbe bastato così poco. La tentazione di strofinarsi contro di esso e allargare le cosce per lui era talmente forte e pressante da procurarle un dolore fisico.
     – Andrea, no – ebbe la forza di dire. – Lasciami andare.

     E lui la lasciò. Per un secondo Diana provò una sensazione di abbandono insopportabile. Ma strinse i denti, allontanandosi di qualche passo. – Mi spiace – bisbigliò, infine. – Credimi, mi dispiace tanto.

giovedì 9 luglio 2015

SCANDALOSI LEGAMI - QUINDICESIMA PUNTATA

*Attenzione!* Per gli argomenti trattati, questo racconto è riservato ad un pubblico adulto.

– Non risponde al telefono – Andrea imprecò sottovoce e rivolse uno sguardo allarmato a Diana. – È la decima volta che provo, ma niente. Non vuole parlarmi.
     – Adesso non fasciarti la testa, Andrea – Diana gli posò una mano sulla spalla. I muscoli erano in tensione, la schiena rigida. Sembrava stesse per scattare da un momento all’altro. – Vedrai che andrà tutto bene. I ragazzi dell’età di Viola hanno spesso reazioni di questo tipo. È normale.
     Lui inspirò piano, le dita sepolte nei capelli arruffati. – Non Viola. Lei non mi ha mai dato nessun problema, prima d’ora. Non riesco a capire cosa le stia capitando.
     – Sua madre cosa ne pensa? Ne avete parlato?
     Andrea si irrigidì ancora di più. – Sua madre non si cura di lei. È troppo presa dalle sue cazzo di sfilate.
     Diana sospirò. Non riusciva a credere che una madre potesse disinteressarsi a tal punto della propria figlia. Questo non era normale. Ma se lo tenne per sé e continuò ad accarezzare la spalla di Andrea con fare rassicurante, anche se quel semplice contatto le provocava una strana sensazione alla bocca dello stomaco.
     Accidenti! Ripigliati, Diana. Non sei più un’adolescente in tempesta ormonale!
     – Come vi siete conosciuti tu e la madre di Viola? – la domanda le uscì spontanea, senza che riuscisse a controllarsi.
     Lui parve rilassarsi un poco sotto il tocco delle sue mani. Chiuse gli occhi e rispose: – Frequentavamo lo stesso liceo. Lisa era la ragazza più bella dell’intero istituto e io ero un ragazzo di diciotto anni, arrapato più che mai. Finire a letto con lei è stato inevitabile. Quello che avrei dovuto evitare è stato metterla incinta, ma a quell’età si è spesso un po’ incoscienti.
     Diana lo corresse: – Parecchio incoscienti.
     Il suo sorriso sghembo le fece tremare le ginocchia e fu un bene che fosse seduta su un lettino a bordo piscina. Andrea le sfiorò la mano con la propria. – D’accordo. Sono stato un coglione, non posso che darti ragione.
     – Ehi, io non ho detto…
     – Ma l’hai pensato.
     Diana represse un sorrisino. In effetti… – Comunque è stato lodevole da parte tua prenderti le tue responsabilità e occuparti di Viola.



     Andrea le rivolse uno sguardo tale da scombussolarla. I suoi occhi erano così grandi e così azzurri. Ci si poteva perdere dentro. – Non avevo alternative. Dopo la maturità, Lisa ha deciso di intraprendere la carriera di modella. Sfilare in passerella era l’unica cosa che le interessava e io non me la sentivo di abbandonare Viola in un istituto. Lei non aveva colpa se io e sua madre siamo stati degli irresponsabili.
     – Certo che no – Diana riprese a massaggiargli le spalle, strappandogli un piccolo gemito di piacere. – Ma non tutti i padri si sarebbero fatti dei problemi a riguardo. Credimi, nella mia carriera di insegnante ne ho viste tante. Troppe, oserei dire.
     Lui appoggiò la schiena a quella di lei, abbandonandosi completamente. Le mani di Diana prudevano dalla voglia di toccarlo più intimamente, ma non poteva. Non doveva cedere all’irrazionale attrazione che c’era tra loro.
     – Posso farti una domanda personale? – La voce di Andrea era calda contro il suo orecchio.
     – Dimmi.
     – Com’è che sei ancora single? Voglio dire… una donna come te dovrebbe far gola a molti uomini.
     Diana sentì un piacevole calore diffondersi nel suo cuore. Doveva essere qualcosa di simile alla felicità, pensò con le lacrime agli occhi. – Tu mi sopravvaluti, Andrea Sartori. In realtà sono una donna piuttosto comune, con il carattere da vecchia zitella.
     – Comune tu? – Andrea ridacchiò come se avesse appena sentito un’assurdità, il che le procurò un’altra ondata di calore. – Diana, tu non hai niente di comune. Sei intelligente, di buon cuore e dannatamente sexy. Solo un pazzo non lo noterebbe.
     Lei non poté evitare di arrossire come una scolaretta. – Be’, allora il mondo è pieno di pazzi. E ora smettila di adularmi. Ti aiuterò lo stesso con Viola.
     – Ehi, io non stavo… – Il tono di Andrea era oltraggiato. Tuttavia, Diana non gli credette. Non era possibile che pensasse davvero quelle cose di lei. In realtà, trovava già strano che lui si sentisse attratto sessualmente dalla sua persona.
     – Torniamo a Viola, adesso – lo interruppe con un gesto della mano. – Secondo te, dove può essere andata?
     Andrea imprecò sottovoce. – Non ne ho la più pallida idea. Neppure Daniela l’ha vista. L’ho chiamata per sapere se era da lei, ma niente – Sollevò su Diana uno sguardo deluso e fece per alzarsi. – Vieni, entriamo in casa. Si sta gelando qui fuori e abbiamo bisogno entrambi di qualcosa di caldo da bere. Ti offro un tè.
     Diana era terribilmente tentata. – Non dovrei…

     – Suvvia, professoressa Ricci. Non rovinerò la sua reputazione. Ha la mia parola.


domenica 5 luglio 2015

SCANDALOSI LEGAMI - QUATTORDICESIMA PUNTATA

In un attimo Viola si ritrovò stesa sul divano, il corpo muscoloso di Jacopo premuto contro il proprio e le bocche che si divoravano a vicenda. Lui fece scivolare la sua lingua su quella di lei schiacciando il proprio bacino contro il suo.
     Viola era su di giri. Voleva di più. Un contatto più intimo, più profondo. Sollevò una gamba, avvinghiandola a quella di Jacopo, il cuore che danzava una samba nel suo petto. Non aveva mai provato nulla di simile in precedenza. Era completamente stordita. Esitante, cominciò a muovere la sua mano su di lui, sfiorando appena l’orlo della maglietta. Lasciò scorrere le dita sulla pelle nuda, incredibilmente calda, facendogli sentire il tocco leggero delle unghie.
     Jacopo si lasciò sfuggire un sibilo e il suo petto cominciò a sollevarsi e abbassarsi a un ritmo più frenetico.
     Era lei a fargli quell’effetto? Viola non lo sapeva. Era cosciente solo della bocca di lui che si muoveva sulla propria e dei fremiti che sentiva al basso ventre, come se avesse avuto mille farfalle nello stomaco che svolazzavano indisturbate. Ogni suo pensiero coerente si concentrò laddove si incontravano le loro labbra; quel punto di contatto era sufficiente a farle provare brividi d’eccitazione in tutto il corpo.
     Aveva già baciato qualche ragazzo prima, ma non era stato così. Si era trattato di baci frettolosi, privi d’esperienza, che non avevano innescato nessun fuoco d’artificio nel suo cuore. A un tratto Jacopo si staccò da lei. – Viola – mormorò, la voce che sembrava di cartavetrata. – Mi stai facendo impazzire.



     La sua mano si infilò tra i suoi capelli e scivolò lenta lungo la mandibola. Poi lui si chinò di nuovo in avanti per baciarla ancora e Viola si ritrovò a desiderare che le loro labbra restassero così per sempre: premute l’una contro l’altra. La bocca di Jacopo si aprì e lei rabbrividì nuovamente, nel sentire il suo sapore dolce di menta, il respiro mischiato al proprio. Stavolta le sue labbra si mossero più lentamente, quasi con tenerezza, come se lui volesse assaporarla piano, senza fretta. Infine, Jacopo si sollevò e rotolò su un fianco, il fiato corto.
     – Non possiamo farlo – Le sue parole le risultarono sgradevoli come un pugno nello stomaco. Viola cercò di impossessarsi di nuovo della sua bocca, ma si ritrovò immobilizzata dalle sue braccia.
     – Perché no?
     Lui sospirò. – Viola, sono il tuo insegnante di inglese.
     – Non lo dirò a nessuno, te lo giuro.
     Una risatina roca gli uscì dalle labbra tese. – Non è questo il punto. Tu sei una ragazzina ed io un uomo. Non intendo approfittarmi di te e della tua ingenuità. Non sarebbe giusto.
     – Stai cercando di dirmi che sono troppo piccola? Non lo sono, dannazione! Ho già diciotto anni. Sono adulta, ormai.
     Jacopo si tirò su a sedere, passandosi una mano tra i capelli. – Adulta? – Un’altra risata spezzò il silenzio. – Ti è successo altre volte di rotolarti su un divano con un uomo?
     Lei si sentì ferita da quelle parole, ma non lo diede a vedere. Sollevò il mento, sfidandolo con lo sguardo. – Non sei il primo che bacio, se è questo che ti stai domandando.
     – Viola, se non mi fossi fermato non ci saremmo limitati a dei baci. Capisci quel che intendo dire, vero?
     Lei si morse il labbro. Sì, lo capiva. Avrebbero finito per fare l’amore. Era pronta per un passo del genere? Non lo sapeva. Ma sapeva di non voler rinunciare a lui. Non dopo che aveva assaggiato la dolcezza di quelle labbra. – Giulietta aveva quattordici anni quando fece l’amore per la prima volta – disse la prima cosa che le venne in mente. Sapeva che era una frase stupida, ma non le importò.
     Jacopo le rivolse uno sguardo serio. – Già. E sappiamo tutti com’è finita. Viola, tu mi piaci da morire. Ma proprio per questo non me la sento di incasinare le cose tra noi. Non voglio che tu bruci le tappe. Dovresti frequentare i ragazzi della tua età e fare le esperienze che fanno di solito le tue coetanee.
     All’improvviso lei sentì un peso sullo stomaco. Che cosa intendeva dirle? Che se non fosse stata vergine, non ci sarebbe stato alcun problema? Perse il controllo. – Basta! – urlò, alzandosi all’improvviso dal divano. – Sono stufa di essere trattata come una bambina!

     Ignorò i tentativi di Jacopo di calmarla. Si diresse alla porta e uscì sbattendola con forza, il cuore che le rimbalzava nel petto. Lacrime di rabbia le bruciavano gli occhi. Non riusciva neppure a vedere dove andava e per poco non inciampò nelle scale. Tuttavia, non si voltò indietro. Continuò a correre finché non si ritrovò in strada. Da sola.