lunedì 21 settembre 2015

SCANDALOSI LEGAMI - VENTUNESIMA PUNTATA

*Attenzione!* Per gli argomenti trattati, questo racconto è riservato ad un pubblico adulto.

Tutto ciò aveva dell’incredibile. Andrea si appoggiò allo schienale per stare più comodo e passò un braccio attorno alle spalle di Diana, attirandola contro il proprio petto. Si trovava a casa di una donna incredibilmente attraente e, invece di fare sesso, se ne stava su uno scomodo divano a guardare uno di quei film sdolcinati che di solito evitava come la peste. E ci stava pure prendendo gusto!
Cazzo, chi l’avrebbe detto?
Lanciò un’occhiata di sbieco alla donna conturbante che gli sedeva di fianco e trattenne il respiro. La vestaglia che indossava si era aperta sul davanti, lasciando intravvedere un babydoll rosa confetto, semitrasparente. Mantenersi indifferente stava diventando difficile, se non impossibile. Si sforzò di concentrarsi sul film, ma non riusciva a capire le battute; nella testa un solo pensiero costante.
Controllati, Andrea.
Si schiarì la voce. – Fammi un riassunto delle puntate precedenti.
Lei rise di nuovo. Da quando la risata di una donna gli faceva quell’effetto? Avrebbe voluto stringerla a sé e baciarla fino allo sfinimento. – Non è uno sceneggiato a puntate, stupido – gli rispose lei, stiracchiandosi un poco.
– D’accordo. Ma cos’è accaduto prima?
Diana parve rianimarsi mentre gli parlava del film. Si intuiva che era uno dei suoi preferiti: doveva averlo visto almeno un centinaio di volte. Un tempo lo avrebbe giudicato ridicolo, ma in quell’occasione gli fece una gran tenerezza. Diana Ricci, la temibile prof del liceo classico Gioberti, la stessa donna che lo stava tenendo a distanza da giorni, era in realtà una gran romanticona.
E diamine, quel lato di lei gli piaceva da impazzire.
Si accorse di trovare davvero piacevole la sua compagnia. Guardarono il film, risero, si punzecchiarono e riuscì a non toccarla nemmeno con un dito. Be’, di tanto in tanto lanciava qualche sbirciatina alla sua scollatura. Ma quello non contava, giusto? Cioè, quale uomo sano di mente non avrebbe sbirciato?
Andrea si ritrovò a chiedersi quando fosse stato così bene con una donna senza fare sesso. Non ricordava. O forse non era mai successo. Con la madre di Viola era accaduto tutto così in fretta: per lei aveva provato una folle attrazione che si era esaurita, tuttavia, in un battito di ciglia. E dopo di lei era stato ben attento a non lasciarsi coinvolgere. I suoi rapporti col gentil sesso si esaurivano tra le lenzuola di un albergo e il più delle volte non ricordava neppure i nomi delle donne che si era portato a letto.
Strano che tutto ciò adesso gli apparisse squallido e triste.
Il film terminò coi protagonisti che si baciavano su una scala antincendio mentre una voce fuoricampo diceva: – E voi ce l’avete un sogno?
Diana sospirò con le lacrime agli occhi, soffiandosi energicamente il naso arrossato in un fazzolettino di carta. Andrea invece scosse il capo sconcertato. – Cosa diavolo ci trovi di così romantico in questa storia? Voglio dire, lei non era altro che una puttana!
In risposta ricevette una gomitata nello stomaco. – Non capisci proprio niente, Andrea Sartori.
– D’accordo, spiegami.
– Questo film apre una porta di speranza a tutte le donne. Se una prostituta può realizzare il suo sogno e sposare un miliardario, allora vuol dire che ciascuna di noi può avere una possibilità. Prima o poi.
Andrea le indirizzò un sorriso malizioso. – Be’, la tua possibilità è qui davanti a te. Ora. Sono o non sono un miliardario in carne e ossa, a tua disposizione?
Lei gli diede un’altra gomitata. – Sei proprio scemo!
Una risata spontanea gli sgorgò dal petto. Non riuscì a evitarlo: afferrò Diana per la nuca cercandole le labbra. Fu un bacio dolce, incredibilmente lento. Ma poi si tramutò in qualcos’altro. Lei gli avvolse le braccia intorno al collo, i seni premuti contro il suo petto. Poteva percepirne il calore attraverso gli spessi strati dei vestiti che aveva addosso. E Andrea perse completamente il controllo. Le mani scivolarono verso il basso, slacciarono la vestaglia aprendola del tutto. Quindi si tuffarono all’interno della scollatura del babydoll, mentre la sua bocca divorava quella di lei con piccoli morsi, la lingua che entrava e usciva famelica. Le dita si strinsero intorno a un capezzolo, pizzicandolo e strappando a Diana un gemito.
Dio, adorava i versi che faceva con la gola durante gli amplessi.
Eppure Andrea sapeva che doveva fermarsi. Si era imposto di rispettare i suoi tempi e lei non era ancora pronta a infrangere le regole. – Aspetta – disse, sottraendosi all’abbraccio. – Si è fatto tardi e domani devi alzarti presto.
Diana lo fissò come se avesse appena detto qualcosa senza senso. – Come?
– Buonanotte, dolcezza. Dormi bene.
Si alzò, cercando di nascondere la propria erezione che premeva contro i pantaloni. Diamine, niente gli era sembrato così difficile come quella ritirata strategica. Ma se voleva acquistare dei punti con Diana Ricci, doveva imparare a giocare secondo le sue regole.
Lei sbatté le lunghe ciglia scure. – Buo-buonanotte – rispose titubante.

E Andrea capì di aver vinto la battaglia.



Viola entrò nel locale affollato, cercando di ignorare la musica ad alto volume che le rimbombava nelle orecchie. Quella sera aveva approfittato dell’assenza di suo padre per partecipare alla grande festa del liceo, organizzata da alcuni compagni di scuola. Il suo vecchio probabilmente non le avrebbe dato il permesso di restare fuori fino a tardi, ma lui non era in casa e, se lo conosceva bene, non sarebbe rientrato prima dell’alba. Non era la prima volta che faceva le ore piccole e che tornava a casa con addosso il profumo dozzinale di qualche donna.
I primi tempi Viola ne era stata infastidita. Ora non più. Pensava che suo padre avesse il diritto di vivere la propria vita, dopo che sua madre l’aveva lasciato per inseguire la sua stupida carriera di modella. Non stava a lei giudicarlo.
Sorrise a Stefano che l’aveva accompagnata e staccò con disinvoltura la mano dalla sua. – Io vado a sedermi a quel tavolo laggiù. Potresti andarmi a prendere qualcosa da bere al bancone del bar?
Lui annuì adorante e corse via. Era una delle cose che non sopportava di Scarpati: sembrava un cagnolino scodinzolante. Non aveva personalità. Nulla a che vedere con un certo professore dagli occhi ipnotici, che baciava da dio. Proprio mentre pensava a Jacopo, lui apparve all’improvviso, un ciuffo ribelle sulla fronte spaziosa e lo sguardo tenebroso.
Era bello da impazzire.
Viola rimase imbambolata a fissarlo, il cuore che le faceva le capriole nel petto. Sapeva che qualcuno della classe lo aveva invitato alla festa, ma era convinta che non si sarebbe fatto vedere. Invece, eccolo lì. I jeans scoloriti che gli fasciavano le natiche sode e una semplice maglietta nera sotto la giacca di pelle. Le ricordò la frase di una vecchia canzone di Paola e Chiara.
Mi fa morire. Quando lo vedo io sto male.
Sembrava scritta apposta per lui.
Quasi senza accorgersene, come se fosse attratta da una calamita, Viola si fece largo tra gli invitati e lo raggiunse. Per l’occasione aveva indossato un abito da sera con un’ampia scollatura. Si augurò di destare la sua curiosità.
Ti prego, fa che mi noti!
Jacopo la squadrò in silenzio, lo sguardo indecifrabile. – Sei venuta insieme a lui?
– Se con “lui” intendi dire Stefano, la risposta è sì. Per te è un problema?
Il professore d’inglese si irrigidì. Distolse lo sguardo e imprecò, ma le sue parole si persero nel baccano del locale. – Ci sto provando, Viola. Mi sto sforzando di vederti solo come una mia allieva, ma è difficile. Quando ti vedo insieme a Scarpati, vorrei spaccargli la faccia. Mi rendo conto che è un comportamento poco professionale, ma è più forte di me.
Viola sentì un tuffo al cuore. Jacopo era geloso di Stefano?
Oddio, non riusciva a crederci!
Accorciò la distanza tra loro e sorrise. – Balla con me.
– Viola, noi non dovremmo…
– Ti prego.
Lui sospirò e la prese per mano per portarla al centro della pista da ballo. In quel momento stavano suonando un lento e Viola si aggrappò al suo collo, dondolando i fianchi contro i suoi, a tempo di musica. Chiuse gli occhi aspirando l’odore del suo dopobarba. Avrebbe voluto restare così per sempre: abbracciata a lui, la testa appoggiata al suo petto. Riusciva persino a sentire i battiti del suo cuore, che sembrava impazzito esattamente come il proprio.
– Sei bellissima stasera – fece a un tratto Jacopo, accarezzandole una guancia col dorso della mano. Il suo tocco era leggero come quello di una piuma. Le fece venire i brividi.
– Anche tu.
Lui rise piano. – Viola, cosa devo fare con te?
– L’amore. Facciamo l’amore, Jacopo. Smetti di pensare a me come a una tua alunna e guardami come si guarda una donna.
Lui la trafisse con uno sguardo rovente, la linea della mascella tesa. Sembrava che stesse ingaggiando una lotta interiore, e forse era proprio così. Non disse nulla e lei gli sfiorò la nuca con le dita.
– Ti prego, non respingermi di nuovo. Non potrei sopportarlo.
I muscoli di Jacopo si tesero e quando parlò, la sua voce era profonda, quasi minacciosa. – Non sai quello che mi stai chiedendo, Viola. Credimi, non sono così forte da riuscire a respingerti. Non stasera. Non mentre muovi i tuoi fianchi contro i miei in questo modo. Cazzo, sono fatto di carne e sangue anch’io.
– E allora lasciati andare. Se non perderò la verginità con te, stanotte, lo farò prima o poi con un altro. Cosa cambierebbe? Non sono più una bambina, Jacopo.
Lui inspirò e si strinse maggiormente a lei, quasi temesse di vederla fuggire via all’improvviso. Che idea sciocca. Lei non lo avrebbe lasciato. Mai. Poi la prese di nuovo per mano, con una stretta decisa. – Andiamocene da qui. Ti porto nel mio appartamento. Lì staremo più tranquilli.
Il cuore di Viola perse un battito.
Sì, sì, si.
Si sarebbe messa a saltellare per la gioia, ma si limitò a un semplice sorriso di trionfo.


7 commenti:

  1. Complimenti Laura, ho appena scoperto questo tuo racconto e... MI PIACE! L'ho letto tutto di seguito e ora aspetto con ansia il seguito! :)
    Complimenti anche per il racconto su LMBR (a cui ho dato la mia preferenza)... In bocca al lupo! ;)

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    1. Grazie, Donatella. È un piacere sapere di essere arrivata al cuore delle lettrici. E crepi il lupo! ;-)

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  2. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  3. Bello, bello, sempre più bello! Andrea si sta lentamente trasformando, si vede che ha trovato l'Amore... e Jacopo... io lo sapevo che non ce l'avrebbe fatta a resistere! ;-)

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    1. È anche un po' colpa di Viola se Jacopo è pronto a capitolare. Del resto, come resisterle? ;-)

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  4. Bellissimo Andrea il grande seduttore che si ferma e Jacopo il bravo ragazzo che invece capitola. Non vedo l'ora di leggere il seguito non ci fare aspettare fino alla prossima settimana pleeeeeeeeeeeeaaaase

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