sabato 28 ottobre 2017

SCRIVERE ROSA DI EDY TASSI - SEGNALAZIONE

Ciao a tutti,
oggi vorrei segnalarvi un manuale di scrittura interamente dedicato al genere romance. L'autrice è Edy Tassi, nota scrittrice e traduttrice che, sfruttando la sua esperienza, ci svela i segreti e le tecniche dello "scrivere rosa".
Una lettura da non perdere, se nutrite il sogno di scrivere un romanzo d'amore, ma non sapete da dove iniziare.


lunedì 23 ottobre 2017

TUTTO PER TE - L'AMBIENTAZIONE

Ciao a tutti,
vi avevo promesso qualche anticipazione sul romanzo che uscirà a marzo, giusto? Ebbene, oggi vi parlerò dell'ambientazione.
La storia di Fiamma e Massimo si svilupperà tra Genova e il Sussex, una contea in Inghilterra. Precisamente i nostri personaggi soggiorneranno a Buckhurst Park, la tenuta dei conti De la Warr.
Una piccola curiosità: questa tenuta esiste realmente, mi ci sono ispirata per la mia ambientazione e me ne sono anche un po' innamorata.


Buckhurst Park si trova per l'esattezza nell'East Sussex, nella campagna inglese. Si tratta del luogo in cui è cresciuto il nostro protagonista; una tenuta di antiche origini, appartenente a una famiglia aristocratica che vanta tra i suoi antenati un cugino da parte di madre della regina Elisabetta I d'Inghilterra.
Niente male, eh? ;-)


Questa antica tenuta ha l'aspetto di un castello ed è circondato da fantastici giardini e un immenso parco con ben quattro laghi dove è possibile pescare. Nella realtà, la tenuta si può prenotare per eventi come matrimoni, seminari o meeting. Inoltre ospita molti animali da fattoria, tra cui pecore, maiali e pony di razza.


Allora, vi siete innamorati anche voi di questo posto? Spero proprio di sì.

sabato 14 ottobre 2017

NEWS - IN USCITA A MARZO

Ciao a tutti,
vi segnalo una novità: a marzo uscirà il mio prossimo romanzo, edito da Newton Compton Editori. Il titolo sarà TUTTO PER TE e avrà per protagonisti due personaggi che, chi ha letto Mille notti di te e di me già conosce.
Sto parlando di Fiamma e Massimo.
Pronti a leggere la loro storia? Lo so, manca ancora un po' all'uscita, ma nel frattempo cercherò di postare alcune curiosità sul romanzo e sui suoi personaggi. Quindi, restate sintonizzati sui miei canali.
A questo proposito, vi ricordo che mi trovate sulla mia pagina Facebook, qui:

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A presto!


lunedì 2 ottobre 2017

L'UOMO DEI SOGNI - INCIPIT

Ciao a tutti,
oggi vi parlerò di una novella (o romanzo breve) dal titolo L'uomo dei sogni. L'idea di scrivere questa storia mi venne nel periodo natalizio, un bel po' di anni fa. Mi era stato chiesto un racconto per il blog di un'amica e così scrissi la parte iniziale, che in effetti è ambientata durante la notte di San Silvestro.
Qualche anno dopo, tuttavia, pensai di ampliare la storia e dare più spessore ai miei personaggi regalando loro una storia d'amore coi fiocchi. Nacque così L'uomo dei sogni.
Ecco a voi l'incipit. Buona lettura!


Imbucarsi a una festa non è mai una buona idea. E se la festa in questione è il cenone di San Silvestro, nel lussuoso albergo in cui lavori come cameriera, allora è una pessima idea. Ma come ho fatto a lasciarmi convincere? Avrei dovuto inventarmi una scusa: un feroce mal di testa, un parente in fin di vita … qualsiasi cosa pur di evitare un disastro e un probabile licenziamento.
     Mentre cammino per la sala con aria circospetta ho la sensazione che tutti stiano guardando me. Tra un minuto qualcuno indicherà nella mia direzione urlando: – Ma quella non è una delle cameriere? Cosa ci fa al ricevimento dei VIP? E perché non indossa la sua uniforme? Verrò smascherata all’istante!
     Mi avvicino a Brenda, la mia migliore amica. – Spiegami ancora perché siamo qui – le bisbiglio all’orecchio. Lei scuote la massa di ricci castani che porta sciolti sulle spalle e alza gli occhi al cielo.
     – Te l’ho già ripetuto mille volte. James Wood parteciperà al ricevimento e io devo chiedergli un autografo.
     – E tu per un autografo metti a repentaglio il nostro posto di lavoro? Sai che verremo licenziate in tronco se ci beccano, vero?
     Brenda mi guarda come se all’improvviso mi fossero spuntate due teste. – Ma hai capito che James Wood è qui, in questa sala?
     – Sì, l’ho capito. E allora?
     Non comprendo tutta questa agitazione per un attore di soap opera. Io nemmeno le guardo le soap!
     – E allora? James Wood è l’uomo dei sogni! È l’idolo di tutte le donne. Come fai a startene così tranquilla quando lui è nelle vicinanze?
     Adesso sono io ad alzare gli occhi al cielo. – Come fai tu a restare così tranquilla dopo quello che abbiamo fatto? Abbiamo rubato degli abiti da sera in lavanderia e ci siamo imbucate a una festa dove solo le personalità importanti sono state invitate. Ci scopriranno subito: io e te siamo come pesci fuor d’acqua qui dentro!
     – Parli così solo perché non l’hai mai visto! – Brenda mi fissa un po’ imbronciata, mentre scruta l’intera sala alla ricerca del suo idolo. – Se avessi visto anche solo una puntata di Passione Selvaggia, allora saresti pronta a sacrificare persino la tua vita per un suo autografo.
     Sarà, ma sono un po’ scettica in proposito. Per quanto belloccio possa essere, di certo non giustifica il rischio che stiamo correndo. Tuttavia, decido di tenere la bocca chiusa e assecondare Brenda. – Dividiamoci – mi suggerisce all’improvviso. – Avremo più possibilità di trovarlo.
     Vorrei farle presente che io non ho la minima idea di come sia fatto, ma lei è già schizzata via verso il tavolo del buffet e, poiché non ho assolutamente intenzione di mischiarmi a tutta quella gente che sta sgomitando per impossessarsi di una tartina al caviale, io prendo la direzione opposta. Fingendo indifferenza mi avvio spedita verso la terrazza. Lì fuori rischierò di congelarmi, ma la morte per assideramento è preferibile all’umiliazione pubblica a cui andrei incontro, se venissi riconosciuta da qualcuno del personale dell’albergo.
     Per fortuna la porta finestra è aperta. Scivolo all’esterno, facendo attenzione a non inciampare sui tacchi a spillo, ma all’improvviso mi blocco: non sono la sola ad aver scelto l’intimità della terrazza; un uomo è lì fuori, appoggiato alla balaustra di marmo. Sentendo i miei passi, si volta lentamente e io mi ritrovo a fissare gli occhi più azzurri che abbia mai visto in vita mia. Per un attimo perdo ogni cognizione del tempo e dello spazio e mi metto a boccheggiare, in cerca di ossigeno.
     Intanto, lo sconosciuto ricambia il mio sguardo gelidamente, quasi con disprezzo. Evidentemente non desiderava essere disturbato.
     – Ehm, chiedo scusa. Non intendevo interrompere le sue riflessioni.
     Ma cosa sto dicendo? Mi è andato in pappa il cervello? Arrossisco come una collegiale, guadagnandomi un’altra occhiataccia da parte di Occhioni azzurri. Del resto me la sono andata a cercare. Devo aver vinto il premio per la frase più stupida dell’anno!
     – Stava cercando me? – la sua voce è distaccata, quasi fredda. Non deve essere un tipo molto cordiale, questo è certo.
     Abbozzo un sorriso imbarazzato. – No, desideravo solo prendere una boccata d’aria. Non immaginavo che ci fosse qualcun altro, a parte me, che ama congelare in terrazza.
     Lui solleva le sopracciglia, in un gesto che lo rende ancora più freddo. A questo punto non so se sia più gelido il clima invernale di New York oppure l’uomo che ho di fronte.
     – Ne è sicura? – mi chiede dubbioso, mentre si appoggia con la schiena alla balaustra e incrocia le braccia sul petto.
Io mi lascio sfuggire una risatina nervosa. Questa conversazione è assurda!
     – Certo che ne sono sicura! Cosa potrei volere da lei, visto che non la conosco?
     – Lei non sa chi sono?
     Adesso Occhioni azzurri sembra quasi incredulo. Si passa una mano fra i riccioli biondo scuro che gli scivolano in morbide onde sulla fronte e intorno al viso, fino a coprirgli in parte le orecchie.
Per un attimo mi chiedo se ho commesso una gaffe e vengo assalita dal terrore che lo sconosciuto mi abbia riconosciuta. Forse è un ospite dell’albergo e ci siamo incrociati da qualche parte? Non è possibile. Un tipo così me lo ricorderei.
     – Ehm, dovrei? – domando titubante.
     Una risatina roca gli esce dalla gola. – Lei ferisce il mio orgoglio, signora.
     – Non capisco…
     – Lasci perdere. Non ha importanza.
     La sua voce è profonda e ben modulata. Mi accorgo di essere assalita da un brivido, mentre lo sto ad ascoltare.
     – Ma lei sta morendo di freddo! – esclama lo sconosciuto, facendo un passo verso di me. Mi posa una mano sul braccio e il mio cuore perde un battito. – Venga, l’accompagno dentro. Non è la serata ideale per restare in terrazza in abito da sera.
     Come mai all’improvviso è così cordiale? Un attimo prima sembrava che volesse uccidermi da un momento all’altro! Sto per seguirlo, come ipnotizzata, quando mi ricordo il motivo che mi ha spinta a uscire dalla sala dei ricevimenti.
     – No, la prego. Preferisco restare fuori. Non amo molto la folla.
     La sua presa si fa più forte. Sento sul braccio il calore della sua mano che mi provoca un piacevole formicolio. Cosa mi sta succedendo? Erano secoli che non mi sentivo così attratta da un uomo.
     – La capisco. Anch’io sono venuto qui fuori in cerca di un po’ di tranquillità, ma forse possiamo trovare un posto dove rifugiarci senza morire assiderati. Mi segua.
     I suoi occhi sono intensi e penetranti, non riesco a controbattere. In realtà non capisco più niente e lo seguo docilmente, come un animale addestrato. Attraversiamo in fretta la sala. Sembra che lui abbia compreso all’istante la mia paura di farmi notare perché quasi mi trascina, correndo, verso l’uscita. Una volta nel corridoio, guarda a destra e poi a sinistra, finché non scorge una porta chiusa a pochi passi di distanza. Sempre tenendomi per mano si avvia in quella direzione e apre la porta che, per fortuna, non è chiusa a chiave.
     – Lei è completamente pazzo! – protesto, non appena mi rendo conto che quello è l’ufficio del direttore dell’albergo. Sono caduta dalla padella nella brace. Se mi trovano qui dentro con uno degli invitati al ricevimento, per me è finita.
     Lo sconosciuto chiude la porta alle nostre spalle e mi fa segno di tacere.
     – Shhh, non si preoccupi.
     Ha assunto un’aria da brigante che gli dona un fascino irresistibile. Dovrebbe essere proibito essere così belli, penso mentre la mia volontà vacilla.
     – Ma questo è l’ufficio del direttore – mormoro, riacquistando un briciolo di lucidità. – Non è permesso l’ingresso agli estranei.
     – Ma noi non lo diremo a nessuno, non è così?
     Mi strizza l’occhio e io non riesco a trattenere un sorriso. In che guaio mi sono cacciata? Eppure è la notte più eccitante di tutta la mia vita.
     – Nemmeno so il suo nome – dico in un sussurro. – Perché dovrei fidarmi di lei?
     – Jimmy. Questo è il mio nome. E il suo?
     Mi mordo il labbro, chiedendomi se sia il caso di rispondergli. Ma ormai ho capito che quest’uomo riesce a farmi fare tutto quello che vuole.
     – Sylvia.
     – Sylvia... – pronunciato da lui ha tutto un altro effetto. – È un nome stupendo. Molto femminile.
     Arrossisco, mentre nella stanza riecheggiano le note di un lento. Evidentemente nel salone sono iniziate le danze, ma non rimpiango affatto di essere qui, insieme a Jimmy.
     A un tratto lui mi scruta con quei suoi incredibili occhi azzurri. – Mi concede questo ballo? Il suo sguardo brilla di una luce sbarazzina. È bello da togliere il fiato.
     Mi tende la mano e io l’afferro. In un attimo sono stretta fra le sue braccia, mentre ci muoviamo a tempo di musica. Il suo profumo, un aroma intenso di tabacco e acqua di colonia, mi dà alla testa. Le dita mi tremano dal desiderio di toccarlo. Mio Dio, che mi sta succedendo? Poi lui apre le dita a ventaglio sul mio fondoschiena e mi palpeggia le natiche, facendomi aderire ancor di più col bacino contro il suo. È eccitato. Lo sento attraverso la stoffa sottile dell’abito di chiffon nero Dolce & Gabbana. Un calore improvviso mi assale. Se prima ero mezza congelata, adesso il mio corpo brucia di una passione che non provavo da tempo. Da quando mio marito se ne è andato con la mia migliore amica, cinque anni fa, non mi sono più concessa un’avventura. E chi ne ha avuto il tempo? Dopo il divorzio tutte le mie energie sono state spese per sopravvivere. Il mio stipendio, da solo, non bastava per mantenermi e ho dovuto fare i salti mortali per andare avanti. Una storia romantica era l’ultimo dei miei pensieri.
     Ma ora, mentre Jimmy si strofina contro i miei fianchi, mi sento assalire da un desiderio così potente che ho la sensazione che il mio cervello sia disconnesso. Non riesco a pensare lucidamente. So solo che voglio quest’uomo con ogni fibra del mio essere.
     Mi inumidisco le labbra e lui le fissa, come se intendesse divorarle. Appoggio una mano sul suo petto e sento il suo cuore battere furiosamente, proprio come il mio.
     – Sylvia – dice piano, all’altezza del mio orecchio. Poi si impossessa della mia bocca, accarezzandola dolcemente con la punta della lingua. È un invito irresistibile a cui non riesco a sottrarmi. Dischiudo le labbra, ingoiando il suo bacio come il pane un affamato.
     Non so come, ma un attimo dopo mi ritrovo seduta sulle sue ginocchia, su una poltrona di pelle marrone. Jimmy si ritrae quel tanto che basta per guardarmi negli occhi e leggervi dentro l’immenso bisogno che provo.
     – Cristo, sei bellissima!
     In realtà, non mi sono mai considerata bella. I miei capelli castani sono troppo anonimi e gli occhi, dello stesso colore, sono troppo grandi. Eppure, quest’uomo mi guarda come se non ci fosse niente di più affascinante al mondo. Mi fa sentire desiderabile.
Poi la sua bocca cala di nuovo sulla mia. Riprendiamo a baciarci con foga: labbra contro labbra, lingua contro lingua. Il fuoco dentro di me divampa di nuovo e io non sono più responsabile delle mie azioni. Non mi rendo neppure conto del tempo che passa. Solo quando dalla sala adiacente cessa la musica e inizia il countdown, mi rendo conto che sta per scoccare la mezzanotte.
     Dieci, nove, otto… mi sento come Cenerentola al ballo, tra le braccia del suo principe. Quattro, tre, due, uno... uno scroscio di applausi, grida gioiose e risate riecheggia nel nostro piccolo rifugio. Jimmy si stacca un momento dalle mie labbra e mi fissa intensamente. – Buon anno, Sylvia – dice con quella sua voce roca, così sexy.
     – Buon anno, Jimmy – rispondo in un sussurro.
     La sua bocca crea una scia incandescente dal collo fino alla mia guancia e poi su, fino all’orecchio. Lo morde delicatamente, facendomi gemere. – Ho una stanza prenotata in questo albergo – dice, senza smettere la sua esplorazione. – Che ne dici di chiuderci lì dentro e cominciare l’anno a letto?
     Il mio cuore batte all’impazzata. Sento il sangue scorrere più veloce nelle vene e vengo assalita da una smania febbrile, mai provata prima d’ora. – Non posso – mi sento rispondere. Vorrei maledire me stessa, ma non posso perdere del tutto il contatto con la realtà. Io sono una cameriera squattrinata che ha rubato un abito d’alta moda, fingendosi quello che non è, mentre Jimmy probabilmente è un ricco uomo d’affari, abituato a donne ben diverse da me. Non posso illudermi che questa storia possa durare e non voglio svegliarmi al mattino e scoprire di aver commesso un terribile errore.
     Lui mi fissa in silenzio per un po’. Sembra non capacitarsi del mio no. Forse è la prima volta che riceve un rifiuto. Logico, chi si negherebbe a un uomo così?
     – Perché no? Sei sposata?
     Io scuoto la testa, celando un sorriso malinconico. – Non più. Mio marito mi ha lasciata per mettersi con la mia migliore amica.
     – Che idiota! – la sua esclamazione accorata mi inorgoglisce. Devo ripetermi che in realtà lui non sa nulla di me, per non cedere alla sua opera di seduzione.
     – Allora perché no? C’è un altro? Non ti piaccio abbastanza?
     Si morde il labbro e all’improvviso sembra un ragazzino impacciato. Decisamente adorabile, ma fuori dalla mia portata.
     – Niente di tutto questo. Semplicemente non posso.
     Gli sfioro la guancia con un casto bacio e scendo dalle sue ginocchia. Mi impongo di non guardarlo negli occhi, altrimenti non avrei il coraggio di andarmene, e mi dirigo alla porta barcollando leggermente sui tacchi a spillo. Mi gira un po’ la testa dopo tutti quei baci.
     – Addio, Jimmy – mormoro, prima di aprire la porta e varcarla. – È stato bello conoscerti.
Poi fuggo via, senza voltarmi indietro.

* * *

L’uniforme mi pesa addosso come un macigno, stamattina. Non ho chiuso occhio per tutta la notte. Continuavo a girarmi e rigirarmi nel letto, dandomi della stupida per non aver approfittato dell’unica occasione di felicità che mi si fosse presentata negli ultimi cinque anni. Ingoio le lacrime e fisso la porta della stanza 313. È quella di James Wood, che ironia! Se lo sapesse Brenda mi ucciderebbe per l’invidia, ma a lei è stato assegnato un altro piano e alla fine sarò io a pulire la camera del suo idolo.
     Con un sospiro apro la porta ed entro dentro. Per prima cosa decido di rifare il letto. Mi piego in avanti per sprimacciare i cuscini, ma all’improvviso sento un rumore alle mie spalle. Qualcuno è appena uscito dal bagno. Sussulto per la sorpresa: la stanza doveva essere vuota. Forse Mr Wood ha dimenticato di esporre fuori l’apposita targhetta do not disturb.
     Mi volto, con l’intenzione di scusarmi per essere entrata, e mi ritrovo a fissare un paio di occhi incredibilmente azzurri. Gli occhi di Jimmy. Non è possibile. Cosa ci fa nella stanza del famoso attore? Rimango a bocca aperta come una sciocca mentre fisso il suo torace muscoloso. Arrossisco e il mio sguardo si posa sui fianchi, coperti solo da un asciugamano. Poi torno a guardarlo in faccia: ha la fronte corrugata, come se cercasse di risolvere un enigma.
     – Sylvia? – chiede incredulo.
Vorrei sprofondare. Avevo sperato che non scoprisse mai la mia vera identità. Avrei voluto che mi ricordasse come un’affascinante signora dell’alta società e invece anche questa mia illusione si è sciolta come neve al sole.
     – Co-cosa ci fai tu qui? – riesco a chiedere con un filo di voce. – Questa è la stanza di James Wood, l’attore.
     Una risatina roca spezza il silenzio. – Io sono James Wood. Jimmy è il diminutivo con cui mi chiamano gli amici e i familiari.
     Sgrano gli occhi, incredula. Lui è l’attore preferito di Brenda? L’idolo incontrastato di milioni di donne? La mia umiliazione è completa.
     – Perché mi hai nascosto la tua identità?
     – Non mi capita spesso di incontrare qualcuno che non sa chi io sia. Non volevo mentirti. Semplicemente volevo essere apprezzato per quello che sono e non per ciò che rappresento.
     Che cosa? Pensa di commuovermi, forse?
     – Tu hai cercato di portarmi a letto! – la mia voce ha assunto una tonalità stridula, ma non posso farci niente.
Lui fa un passo verso di me nel tentativo di accorciare la distanza, ma io mi allontano. Continuo a retrocedere, finché non mi trovo bloccata fra lui e la parete.
     – E con questo? Siamo entrambi adulti e fra noi è scattato qualcosa, perché non avremmo dovuto approfittarne?
     Mi accarezza una guancia col dorso della mano. I suoi occhi sono puntati su di me, penetranti, e un brivido mi scende lungo la schiena. Sento la sua eccitazione premere, attraverso l’asciugamano. Il mio viso è in fiamme e non solo quello. Devo fare un enorme sforzo di volontà per scostarmi da lui.
     – Toglimi le mani di dosso – sibilo, contrariata. Se pensa che io sia una preda facile solo perché indosso un’uniforme da cameriera, si sbaglia di grosso. Gli lancio un’occhiata incendiaria. – Non sono quel tipo di donna, ok? Trovatene un’altra.
     Sguscio via, senza dargli la possibilità di riacciuffarmi. Il cuore mi batte all’impazzata mentre cerco di raggiungere la porta. La spalanco e in un attimo sono nel corridoio. Fuori c’è un’orda di ragazzine urlanti che probabilmente sperano di incontrare il loro idolo. Un sorrisino diabolico mi distende le labbra. – Laggiù – grido, indicando la 313. – La stanza di James Wood è quella e lui è lì dentro… mezzo nudo!
     So di aver esagerato. Rischio di perdere il mio posto di lavoro per questo stupido scherzo, eppure non ho saputo resistere. Quel dongiovanni se lo meritava. Guardo quella folla di femmine con gli ormoni impazziti correre nella direzione da me indicata e sorrido fra me.

     Gli sta proprio bene!

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